Il tavolo della cucina era diventato la postazione di un laboratorio di chimica: aveva sgombrato il centro tavola e la tovaglietta ricamata a mano da lei.
Ci aveva adagiato sopra una bottiglietta rosa di alcool denaturato, una caraffa del vino nuovo e uno scrigno di legno, che era solito custodire nell’armadio del salone, dentro il quale era riposto lo strumento che si stava apprestando ad adoperare.
Gli serviva una stanza senza aria corrente: per rendere l’ambiente idoneo, faceva uscire tutti; chiudeva sempre la finestra e la porta della cucina e, nella solitudine di quello che per il tempo del test era divenuto il suo laboratorio, apriva delicatamente il cofanetto dove c’erano una manciata di componenti in vetro, ferro e ottone smontati.
A questo punto, iniziava ad assemblare lo strano oggetto che iniziava a prendere forma sopra il tavolo: si trattava di un vetusto strumento per misurare il grado del vino.
Ecco che finalmente iniziava ad attrezzare lo strumento per poterlo utilizzare: riempiva la provetta con il vino da analizzare; inseriva l’alcool nell’apposito serbatoio; dava fuoco allo stoppino sovrastante e attendeva con pazienza il risultato del test.
Finito tutto, riapriva la finestra e la porta della cucina, mentre il salone veniva invaso dal persistente odore di alcool bruciato che aveva creato.
Ma cos’è l’ebulliometro?
L’ebulliometro di Malligand è uno strumento che serve a calcolare il grado alcolometrico approssimativo del vino (ai fini legali è preferito il metodo densimetrico), basandosi sulla sua temperatura di ebollizione. Questo apparecchio è costituito da varie componenti: è dotato di un apparato riscaldante che serve per portare a temperatura il campione utilizzato; un termometro di precisione, il quale possiede una scala tarata che fornisce la corrispondenza immediata tra la temperatura di ebollizione ed il grado alcoolico; una caldaia e un contenitore refrigerante, generalmente contenente acqua.