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Spollonatura

Il sole splendeva alto nel cielo turchino di maggio e l’ombra si era fatta piccola piccola sotto i piedi dell’uomo che da ore stava “sbampolando”. In un bagno di sudore, decise di fermarsi a riposare sotto le fronde del gelso che era stato piantato a posta a metà vigneto. La canottiera bianca a spalla sottile, i pantaloni corti e il cappello di paglia gli erano più che sufficienti per soffrire l’afa anche senza muoversi.

Si divertiva a creare con l’ingegno attrezzi utili per svolgere con minor fatica il lavoro nei campi. Per l’occasione si era inventato di applicare una roncola affilata all’estremità di un tubetto di ferro, dal diametro di un paio di centimetri e lungo mezzo metro, così per “sbampoear” i “bampoli” bassi non sarebbe servito inginocchiarsi o portarsi appresso a piedi un pesante badile.

Se proprio doveva portarsi addosso qualcosa, preferiva di gran lunga percorrere il vigneto con una radio che appendeva al collo, sempre a far compagnia e per ascoltare il giornale radio.

Quel giorno i chilometri a piedi per la vigna si facevano sentire: le pesanti scarpe avevano varcato la soglia di casa e avanzavano nell’atrio insieme a qualche granello di terra che si faceva strada nel pavimento fino alla cucina, dove anche quella sera lei era là ad aspettarlo con la cena pronta in tavola a rifocillarlo.

Cosa significa spollonatura e perché viene effettuata?

La spollonatura è l’attività di rimozione appunto dei polloni (“bampoli”), che sono i germogli della pianta, cresciuti alla base o sul tronco, non fruttiferi, quindi non necessari.
Riducendo il numero di germogli non necessari la pianta può concentrare lo sviluppo sui germogli fruttiferi.
Inoltre, togliendo i polloni si riduce la predisposizione delle piante ad essere soggette a malattie come per esempio la peronospora.